Ilaria Martino, nata e cresciuta a Imperia, ha conseguito la laurea in Scienze della Formazione Primaria presso l’Università degli Studi di Genova con il massimo dei voti.
La sua tesi Il romanzo distopico alla Scuola Primaria: utopia o realtà? ha vinto la prima edizione del Premio Carla Poesio, istituito da Bologna Children’s Book Fair in collaborazione con il Centro di Ricerca in Letteratura per l’Infanzia dell’Università di Bologna. Delle trentatré tesi pervenute alla commissione, la sua è stata giudicata la miglior tesi di laurea italiana in letteratura per l’infanzia. Il Premio è stato conferito il 1 aprile 2019, in occasione della cerimonia di premiazione generale, organizzata durante la 56° edizione di Bologna Children’s Book Fair.
Il romanzo distopico alla Scuola Primaria: utopia o realtà? riflette sulla possibilità di presentare un testo di narrativa distopica in un contesto di Scuola Primaria.
Il lavoro di ricerca parte da una definizione di “distopia” e indaga su come questa abbia influenzato l’ambito della letteratura e come sia riuscita, in un secondo momento, a coinvolgere canali multimediali, quali film, cartoni animati, siti web, app, blog e videogiochi. Gli approfondimenti di opere fondamentali come 1984 e Il mondo nuovo, che hanno contraddistinto la distopia del secolo scorso, e Hunger Games, Divergent, Bambini nel bosco e Berlin, che fanno invece parte dell’editoria contemporanea, sono i fulcri che spingono l’autrice a indagare e delineare le caratteristiche peculiari del genere, evidenziandone le potenzialità e gli aspetti positivi.
Nonostante, nell’ottica corrente, il tema della distopia difficilmente si affianchi al mondo dell’infanzia, vengono analizzate le motivazioni che hanno portato l’autrice a presentare un romanzo considerato “inadeguato” agli utenti della fascia di Scuola Primaria. La descrizione della progettazione inerente le attività svolte in classe e le esperienze didattiche, condivise con i bambini, hanno fatto emergere concretamente come la proposta di un romanzo distopico in un contesto “inusuale” non sia “un’utopia”, ma un’esperienza realizzabile, interessante, stimolante e coinvolgente, da poter proporre nella “realtà”.