Intervistando i protagonisti del "New York Times Best Illustrated Children's Books"

Il New York Times ha scelto Bologna e la Children’s Book Fair per festeggiare i primi 65 del suo Best Illustrated Children’s Books Award, riconoscimento importantissimo che dal 1952 seleziona e premia i migliori 10 libri libri illustrati dell’anno, valutandone sia le illustrazioni indipendentemente dal testo, sia l’opera nel complesso, compresa di “vestito” editoriale.


Il convegno Celebrating the 65th anniversary of the New York Time Best Illustrated Children’s Books Award, tenutosi Martedì 27 Marzo presso la Sala Notturno, è stato un momento di grande e interessatissima partecipazione, grazie anche agli ospiti incredibili che hanno animato l’incontro: editor, illustratori ed esperti di letteratura illustrata si sono ritrovati per questa tavola rotonda e BCBF ha approfittato per strappare loro qualche curiosità.


Da quando è editor del New York Times ricorda un numero specifico che ha scatenato un particolare dibattito? Di cui si è parlato in modo particolare e perché?

Risponde Maria Russo, Children’s Books Editor del New York Times


Nel 2015 i giurati del New York Times Best Illustrated Books Award, decretarono tra i dieci libri vincitori “A Fine Dessert”, scritto da Emily Jenkins e illustrato da Sophie Backall. Il libro raccontava la storia attraverso i secoli di un dessert chiamato “blackberry fool” e c’era una scena con due schiave, madre e figlia, intente alla preparazione di questo dolce per i loro padroni bianchi. L’illustrazione di queste schiave sorridenti scatenò reazioni controverse su come la schiavitù debba essere rappresentata ai bambini, e divenne parte di un più ampio dibattito negli Stati Uniti che cerca di insegnare la diversità e l’inclusività anche grazie ai libri per bambini e ragazzi.

 

Come editori, studiosi, addetti ai lavori del mondo dell'illustrazione per ragazzi, le pubblicazioni e il Premio del New York Times hanno in qualche modo influenzato le vostre scelte editoriali o artistiche? E se sì, in che modo? C'è qualche autore che avete scoperto grazie al Premio?

Risponde Patricia Aldana, Presidente IBBY Foundation


Per un piccolo editore come Groundwood, che non ha sede negli Stati Uniti e non compete con i giganti del mercato statunitense, questo riconoscimento ha offerto credibilità e visibilità, ma ha anche dato il via, soprattutto da parte degli editori americani, a una sorta di caccia agli autori della Groundwood, notati proprio grazie all’Award.

 

Risponde Neal Porter, editore di Neal Porter Books per MacMillan Children’s Book Group e vp. Holiday House


La menzione del New York Times Best Illustrated Children’s Books Award a “Polar Bear Night” di Stephen Savage non solo mi ha fatto scoprire il suo lavoro, ma ci ha anche fatti ritrovare, dal momento che avevamo lavorato per la stessa casa editrice diversi anni prima. Ora lavoriamo insieme alla creazione di nuovi libri.

 Quando il libro “A Sick Day for Amos McGee” di Philip ed Erin Stead ha ricevuto la menzione dal NYT Best Illustrated la nostra prima impressione è che avesse davvero toccato le corde di molti cuori. Al libro venne poi assegnato anche il riconoscimento Caldecott Medal ed è stato tradotto in 28 lingue.

 

Cosa ha significato per lei e per la sua carriera essere tra i vincitori del "The New York Times Best Illustrated Children's Books Award”?

Risponde l’illustratore Paul O. Zelinsky


L’inclusione di ‘The Maid and the Mouse and the Odd-shaped House’ nella lista del Premio è stato emozionante e fondamentale per la mia carriera. Era il mio terzo libro illustrato e il mio primo premio importante. E il libro finì dritto tra i bestseller della casa editrice, Dodd Mead! Certo, poi si scoprì che per questa piccola casa editrice indipendente era sufficiente la vendita di solo 100 copie a settimana per aggiudicarsi il titolo di bestseller, ma l’onore è stato comunque immenso.

Con il New York Times, inoltre, avevo già una collaborazione, che ha reso questo premio ancora più significativo: la mia prima illustrazione professionale risale al 1971, si trattava di un accompagnamento a un editoriale.


Risponde l’illustratrice Suzy Lee


Per me è stato un grandissimo incoraggiamento: è come se tutti i maggiori artisti contemporanei mi avessero detto di continuare così e andare avanti!


Risponde l’illustratrice Beatrice Alemagna


Ha significato moltissimo. Sono autodidatta, ho inventato il mio mestiere con costanza e determinazione e riconoscimenti come questi sono carburante efficacissimo per continuare con tenacia a credere e perseverare in questa strada. A continuare a lavorare con passione.

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